Torre Faro paese meta di artisti “navigati”

Vi ricordate il tocco d’arte che qualche anno fà il Consiglio Comunale della nostra città voleva dare all’antico borgo marinaro di Torre Faro?
Ebbene, anche se in questo difficile momento il Comune di Messina ha ben altre problematiche a cui pensare e da risolvere, non è chi non veda come quello del cosiddetto “piano del colore” fosse solo un’altro fantasioso progetto redatto dall’ex amministrazione Buzzanca (anche se ideato dalla precedente amministrazione Genovese), utile a prendere tempo e ad ingannare tutti coloro che, invano, aspettavano l’inizio della tanto fantomatica quanto evanescente “Riqualificazione urbana e funzionale del villaggio dei pescatori di Torre Faro” a sua volta inclusa all’interno del Pit 12 denominato “Eolo, Scilla e Cariddi”.
Per rinfrescare la memoria è utile ricordare che il suddetto progetto – ovviamente quello del piano del colore – prevedeva la suddivisione del borgo marinaro in sei comparti (il primo tra via Primo Palazzo e via Nuova, il secondo tra via Nuova e largo Cavallaro, il terzo si snodava lungo via Lanterna; il quarto si concentrava attorno a via Pozzo Giudeo; il quinto comprendeva la fascia tra le vie Fortino e Biasini ed il sesto l’area tra via Biasini e Torre Bianca), in ognuno dei quali avrebbero dovuto essere disegnate delle grandi icone ispirate all’arte di Gaudì, con tema dominante il mare. L’obiettivo, insomma, era il restyling dell’intera area mediante la pianificazione del colore dei manufatti e dell’arredo degli spazi urbani.
Orbene, al di là della necessità o meno di realizzare un tale progetto (approvato, comunque, senza alcuna manifestazione di consenso della collettività residente), non può revocarsi in dubbio che lo stesso non debba essere confuso con il progetto ben più serio della riqualificazione dell’area di Capo Peloro che ancora una volta è stato messo da parte e/o, artatamente, ricondotto a più o meno serie “iniziative” che con la sistemazione di Torre Faro non hanno nulla a che vedere.
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