Messina ed il piano di riequlibrio economico-finanziario
L’hanno chiamato “Piano di riequilibrio economico-finanziario”, ma altro non è che il totale dei debiti che gli amministratori del Comune di Messina avrebbero “finalmente” calcolato, al fine di trovare le risorse necessarie per far fronte agli stessi e così evitare il tanto “innominato” quanto temuto “dissesto”.
Una critica, tuttavia, si ritiene doverosa, considerato che nella delibera approvata dalla giunta comunale, a fronte della certezza – ma non tanto, considerati i 420 milioni di debiti latenti diventati, con un artificio che non è dato sapere, 227 milioni – dell’ammontare dei debiti, non corrisponde un’altrettanta certezza delle risorse su cui si potrà fare affidamento per l’appianamento degli stessi. Pur volendo prendere in considerazione i numeri comunicati dagli addetti ai lavori (44 milioni per risparmio energetico, 25 milioni per riduzione dei costi sui fitti passivi, 48 milioni per risorse derivani dalla TARES, 41 milioni per proventi derivanti dalla lotta all’evasione fiscale ed il resto derivante dalle misure di efficientamento dei servizi da parte delle partecipate), peraltro, non sufficienti a coprire l’intero ammontare del debito, non può non evidenziarsi come il suddetto piano di riequilibrio, non solo non sia stato formato per cassa, ma, addirittura, faccia riferimento a “nemmeno tanto” presumibili entrate, oltre che a politiche derivanti dalla programmazione – ancora evidentemente non attuata – delle società partecipate dal Comune.
Ma il paradosso è che c’è qualcuno che, ancora, ritiene che questo piano di riequilibrio non sia una minaccia del dissesto, ma un’opportunità per la rinascita di Messina. Mah !!!!!!!