La Chiesa di San Rocco a Santo Stefano Briga
La chiesa e l’antico villaggio
Una lunghissima scalinata, attraverso vicoli contorti, ormai solo parzialmente popolati, conduce – attraverso l’antico quartiere di San Rocco – ad una piccolissima chiesa. La chiesetta si trova nella parte più alta del quartiere, vicino ad una piazzetta che affaccia sulla stretta valle, percorsa dal torrente Santo Stefano. In fondo, si intravede lo stretto di Messina ed una piccola parte della Calabria. Guardando a monte si può osservare una parte della catena montuosa dei Peloritani, in questo tratto intorno ai mille/milleduecento metri. Il quartiere è, come detto, probabilmente la parte più antica del villaggio. Fu edificata in un’epoca in cui si cercava di tenersi il più possibile nascosti e, comunque, lontani dal mare, spesso infestato da pirati.
La Chiesa di San Rocco e la Madonna di Monserrat
La chiesa è dedicata a San Rocco, risale al XIII secolo ed è a campata unica. Per visitarla occorre avvisare perché qualcuno la apra. Attraverso un portoncino si accede ad un ambiente unico, di 15 metri quadri; sull’architrave è indicata una data 1274 e al di sopra di questa è riportato l’anno 1737. Sono gli anni di costruzione della chiesa e, comunque, gli anni in cui furono realizzati importanti interventi di completamento e restauro. Sull’altare è presente un quadro raffigurante la Madonna di Monserrato con il bambino che sega la cima di un colle. L’immagine della Vergine ricollega al culto catalano della Madonna di Montserrat, la cui effige, secondo la leggenda, fu rinvenuta da alcuni bambini che accudivano un gregge, dentro una grotta, nell’anno 880, in Catalogna sulla montagna di Montserrat. La parte sinistra ospita una stampa di San Rocco, patrono del quartiere omonimo, a mezza figura, intento a pregare.
Iscrizioni antiche
La chiesa, all’interno è arredata semplicemente e con colori chiari. Sono presenti, però, iscrizioni molto antiche, interessanti ma non facilmente interpretabili; la prima, in latino, leggibile nella parete sinistra, così recita “PESTE LABORANTES AD ROCHII PATROCINIUM CONFUGERUNT” (“afflitti dalla peste- gli abitanti – si sono affidati alla protezione di San Rocco”). Vi sono, poi, delle scritte riportate su una tabella posta al di sopra dell’architrave e sulla medesima, molto più difficili da interpretare e tradurre. L’iscrizione nella tabella – pare in latino, ma con caratteri medievali – sembra riportare il nome dell’autore di qualche opera o di colui che edificò l’intera chiesa. La seconda scritta, sull’architrave, è probabilmente capovolta (forse l’architrave recava già una scritta ed è stato posto “al contrario”) ed è di difficilissima interpretazione, anche se può leggersi la data 1274 (forse la data dell’attuale assetto del portale, probabilmente ristrutturato in quell’epoca).
La resistenza al terremoto e alla guerra
L’intero quartiere, come pure la chiesetta è sfuggito ai devastanti terremoti che hanno interessato l’area dello stretto ed alle distruzioni conseguenti alla seconda guerra mondiale. Questo è anche l’effetto di una costruzione volutamente realizzata in un luogo riparato e quasi inaccessibile, accompagnata, certo, da una buona dose di fortuna. La zona è, di fatto, raggiungibile solamente a piedi oppure attraverso una strettissima stradina che risale dal torrente sottostante.
Valorizzazione dei luoghi
Sicuramente da valorizzare, anche perché la chiesa di San Rocco e l’intero quartiere sono estranei ad ogni circuito turistico e, dunque, sconosciuti ai più. La volontà di isolamento dei primi costruttori ha resistito e prodotto effetti fino ai nostri giorni.