Invito alla lettura del nuovo libro di Piero Alessi ” Angelina del Faro”
Il “Faroto” Piero Alessi (come lui ama definirsi) fa centro ancora una volta, con la pubblicazione del nuovo romanzo “Angelina del Faro”, sequel del precedente “La pelle del serpente all’ombra del Pilone”. Verrebbe da dire che è il solito libro, ma solo per significare che da uno come Piero non ci si poteva aspettare altro che un’opera ben fatta, raccontata con la solita cura e dovizia di particolari.
Ancora protagonista è Totò Spataro il solito misogino ed individualista incallito che, questa volta, scopre le proprie carte, quasi a giustificare gli aspetti negativi del suo carattere e, perchè no, della sua natura. La tragica esperienza vissuta nel recente passato (la morte di Angelina), indubbiamente, lo ha portato ad essere quel che ora è, una persona apatica ed abitudinaria che “per vivere” ha bisogno di continui stimoli e che stimoli, visto che per smuoverlo dal suo oblio occorre sempre che qualcuno ci lasci le penne.
I particolari e le sfumature con le quali racconta il susseguirsi degli eventi, fanno si che il lettore possa godere della prelibatezza della cucina tradizionale messinese, ma anche di quella del continente che, peraltro, il buon Totò non disprezza affatto, anzi la esalta al pari della sua. Allo stesso modo, l’accurata descrizione dei luoghi e delle persone catapulta il lettore in una dimensione che gli fa apparire familiari gli uni e reali le altre, a tal punto da rendergli difficile il distacco dalla lettura.
Tuttavia, il colpo di scena questa volta non è l’ambigua scoperta del colpevole, ugualmente e maggiormente sofferta come ne “La pelle del serpente all’ombra del Pilone”, ma la tragica fine di Angelina, beneamata di Totò Spataro, che, pur avvenuta ad oltre un decennio di distanza dai fatti che lo hanno indotto ad indagare sull’omicidio in cui è rimasto coinvolto il suo caro amico/rivale Pippo, viene rievocata, quasi a volersi infliggere un’ulteriore sofferenza per non essere e non essersi riuscito a spiegare una morte che, ora, invece, appare, anche se cruenta, logica, stante il susseguirsi degli eventi, e “giustificabile”, almeno per i protagonisti, stante la particolare situazione di incapacità di intendere e di volere in cui si trovava l’autore materiale del delitto.