Insofferenti e pigri si, ma mai pecoroni
Torre Faro sembra sia diventato per gli “Italiani” un paese del quarto mondo, come l’Italia, con le dovute proporzioni, per gli “Europei” e non solo.
Accade, nei fatti, che nella mattinata di qualche giorno fa una ignara compaesana si senta aggredita verbalmente da una anziana signora del “continente” (de Roma) in spasmodica attesa, insieme al marito, alla fermata dell’autobus di via Torre. “Siete dei pecoroni voi Faroti” borbottava ad alta voce la “straniera”, come se lei non lo fosse più, essendosi, anticipatamente, dichiarata nativa dei luoghi. La malcapitata compaesana, dopo aver tentato invano di spiegare che la colpa per il ritardo dei mezzi pubblici non poteva attribuirsi alla gente del Faro, la tacciava di maleducazione ed, all’inveire della stessa, la congedava con grande sdegno e, poi, indifferenza. Nella animata discussione interveniva un’altro compaesano doc che con l’infallibile “metodo cesaroni”, tipico delle parti della “oriunda farota” alzava i toni della discussione, profferendole testuali parole “noi siamo pecoroni però voi venite qui a romper le palle“, insomma chi disprezza compra.
Ora, si può comprendere in un certo qual modo che certe parole possano essere utilizzate dai “Faroti” contro i “Faroti”, ma è inconcepibile che queste vengano utilizzate da persone che non vivono la nostra realtà che con tutti i difetti che può avere, di certo, non può essere paragonata a quella, ben peggiore, in cui vive stabilmente la signora “romana naturalizzata” dove i residenti non hanno più il piacere di uscire liberamente e spensieratamente per fare una passeggiata senza pensare di poter correre il rischio di essere aggrediti ed, in alcuni casi, violentati. A questo punto delle due quale è la cosa peggiore? Ai posteri l’ardua sentenza.
In questo stralcio di vita quotidiana paesana, tuttavia, una riflessione è d’obbligo, in quanto la gente di Faro, pur non essendo certamente “pecorona” è sicuramente insofferente a quello che le accade intorno e pigra nell’aspettare che qualcun altro metta a posto le cose.