Giù le mani dall’area Seaflight di Torre Faro

Quello dell’area Seaflight di Torre Faro è, indubbiamente, un punto di partenza per gettare le basi di una riconversione sostenibile delle aree e delle strutture demaniali presenti sul territorio, ma sull’affare si allungano troppe mani e sgomitano troppi interessi che potrebbero escludere la comunità e le associazioni locali, legittime depositarie del suddetto bene comune che, ora, altri vorrebbero sfruttare.

L’acqua calda (almeno per questa redazione) scoperta alcuni giorni or sono dal consigliere comunale Lucy Fenech che, in ogni caso, ha avuto il pregio di rendere pubbliche le vicende che ruotano attorno alla suddetta area, ha attirato l’interesse dei soliti noti che mirerebbero a colonizzarla con fantasmagorici e non meglio definiti laboratori d’arte, musica e danza, certamente, utili a far conseguire contributi di varia natura, ma inidonei alla fruizione comune. Basti pensare alla Torre degli Inglesi ed all’ex Tiro al Volo, entrambe convertite da qualche decennio nel Parco Letterario Horcynus Orca, fondato sotto i migliori auspici e con buoni propositi, ma, in realtà, gestito dall’omonima fondazione come una proprietà privata. Emblematico, poi, appare il sovradimensionamento delle suddette concessioni rispetto al reale sfruttamento delle relative aree che, a parte la manifestazione dell’Horcynus Festival, organizzata ogni anno tra la fine del mese di luglio ed i primi giorni del mese di agosto, nonchè a qualche sporadica visita dell’area, tassativamente e privatamente programmata, rimangono chiuse per tutto il resto dell’anno.
Quello dell’area Seaflight è, dunque, un’altro patrimonio che, ora, potrebbe cadere nella rete pigliatutto dei soliti privilegiati, per saziare appetiti lontani agli interessi della collettività. Siamo, allora, di fronte ad un’altra vera fonte di ricchezza dell’area di Capo Peloro, di inestimabile valore, la cui gestione potrebbe estraniarsi per sempre dal contesto dei luoghi e finire, ancora una volta, nelle mani sbagliate

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