Emergenza ebola, accoglienza migranti e conseguenti precauzioni

Da qualche mese e sempre con più insistenza, in ogni notiziario che si rispetti, si parla dell’epidemia di Ebola che ha colpito l’Africa Occidentale. Questo virus, estremamente aggressivo per l’uomo, causa una febbre emorragica potenzialmente mortale (il tasso di mortalità dell’epidemia varia dal 50% all’ 89% secondo il ceppo virale), preceduta da una gamma di sintomi che vanno dal vomito alla diarrea, dal dolore o malessere generalizzato alla emorragia interna e esterna. I morti a causa dell’epidemia di Ebola sono, ormai, saliti quasi a 1000, mentre quasi 2000 sono i casi di contagio, cifre queste che hanno spinto nei giorni scorsi l’OMS a dichiarare l’epidemia “Emergenza di salute pubblica di livello internazionale, la peggiore da almeno 40 anni”.
Detto questo è d’obbligo porsi qualche domanda.
1) Gli sbarchi dei migranti provenienti dall’Africa Occidentale, che, giornalmente, hanno luogo sulle nostre coste, contribuiscono “per caso” ad innalzare il rischio di una diffusione dell’epidemia anche nel nostro paese?
2) Al momento dell’accoglienza dei suddetti migranti “per caso” vengono prese le precauzioni necessarie per evitare la diffusione del virus anche nel nostro paese?
Tali domande sembrano essere tutt’altro che illegittime e scandalose e, certamente, non permeate da una visione intollerante dell’annosa problematica, considerato il numero di migranti che dall’Africa Occidentale approda sulle nostre coste e stante le misure di precauzione che paesi, come l’America e la Spagna, hanno preso per fare rientrare in patria i loro connazionali colpiti dal mortale virus.
Di contra, non sembra che nel nostro paese – come si vede dalle immagini televisive – le autorità preposte abbiano adottato, durante gli sbarchi, simili precauzioni. Con questo non si vogliono alimentare inutili allarmismi, come è avvenuto per il “Caso Lampedusa” dove, a causa della falsa notizia diramata su Facebook, vi sono state una pioggia di disdette nelle strutture alberghiere, ma non vi è dubbio che il rischio sussiste ed è veramente alto, vista la mancanza di adeguati controlli, non solo nel momento dello sbarco nei nostri porti, ma soprattutto nel momento dell’accoglienza sulle navi e motovedette italiane che pattugliano, costantemente, il Canale di Sicilia.
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