Elezioni siciliane – Né vincitori né vinti, tranne il popolo

Il risultato elettorale di domenica 28 ottobre appare, oggi più che mai, scontato, ma sotto certi aspetti anche indecifrabile alla luce delle dichiarazioni post voto dei presunti vinti e dei presunti vincitori. In realtà un vincitore non c’è stato, considerato che colui che governerà la regione Sicilia per i prossimi anni in un certo senso non è legittimato dalla maggioranza dei siciliani che, invece, hanno manifestato la loro disaffezione alla politica snobbando, a torto, i seggi elettorali per oltre il 50%. Allo stesso modo sembra non vi sia stato nemmeno un perdente, considerato che la recente spaccatura del centro destra siciliano ha contribuito in misura determinante alla labile vittoria dell’altra parte, ma come spesso accade ognuno rimpiangerà di essere stato la causa del proprio male.
Vincitore assoluto del confronto elettorale, invece, sembra essere stato l’astensionismo della maggior parte degli elettori siciliani che, inconsapevolmente, ha incoronato, da una parte, un re senza corona e dall’altra ha armato un cavaliere senza spada che, tuttavia, oltre battaglia, promette coerenza e correttezza nel votare le proposte che, di volta in volta, il governo della regione sottoporrà al vaglio dell’assemblea. In tal senso sono da elogiare le dichiarazioni dell’onorevole Cancelleri sulla linea politica che la sua armata intenderà perseguire nell’interesse dei siciliani. Altrettanto belle sono le parole del neo presidente Crocetta il quale bandisce gli accordi sottobanco con gli affecionados della poltrona e rivendica un nuovo modo di amministrare la cosa pubblica, ovvero quello del vivere alla giornata, pena il ritorno alle urne.
Sembra effettivamente una rivoluzione, ma, stando così le cose, non è altro che il riproporsi della teoria, di machiavelliana memoria, secondo cui la storia si ripete e questo momento, di certo, per colpa degli stessi siciliani, non sfugge alla regola dettata dal sommo fondatore della scienza politica moderna.
La partecipazione attiva alla vita politica di un paese, anche solo attraverso l’esercizio del diritto/dovere di voto, è sinonimo non solo di democrazia, ma anche della volontà della gente di voler veramente cambiare ed ancora i siciliani, contrariamente a quanto da molti ritenuto, non vogliono cambiare.
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